Kalagavòd !!!

Ce l’avevano detto…ma era vero. Lungo le strade della Città Santa, centro delle tre grandi religioni monoteiste, e di culture e etnie variegate (e antichissime), il sostegno della gente è stato palpabile sempre. La frase in ebraico corrispondente al nostro “grande..dai…ce la fai!” e al “good job guy!” che mi era rimasto così impresso a New York, ci è risuonata centinaia di volte nelle orecchie. Con Gonzalo ne parlavamo da un po’. Ci attraeva l’idea…il sogno…di correre senza orologio in mano una maratona che non può essere considerata una semplice corsa. Il bel gruppo di 90 italiani con cui abbiamo condiviso  i cinque giorni di viaggio, magnificamente condotto dagli appassionati di Ovunquerunning, si è rivelato un piacevole aspetto in più. Con alcuni abbiamo fatto subito amicizia, scambiandoci pareri ed emozioni. La sorpresa più grande del percorso di gara è stata l’altimetria. I 600 metri di dislivello positivo si sono fatti sentire, del resto inevitabili in una città a 800 metri di altitudine, disseminata su decine di colline. Anche se non di tanti km, toccante è stato il passaggio nella parte antica, laddove si sfiorano Muro del Pianto, S.Sepolcro, Calvario , Cupola d’oro sulla Spianata, chiese, minareti, i vicoli dei bazar e della Via Dolorosa… Personalmente amo correre in luoghi dove la storia e la vita dell’uomo sono passate lasciando tracce forti, sentire sotto le scarpe che non sei su una strada e basta. Le diverse migliaia di partecipanti, un po’ da tutto il mondo, si sono suddivise sui chilometraggi: 42, 21 e 10. Immancabili le schegge africane, maschi e femmine. Un onore avere come padrino il mito: Gebreselassie, che noi due gappini ci siamo trovati a spalla incrociandolo mentre correva la 10. Le escursioni nel deserto,il bagno “galleggiante” nell’ipersalato Mar Morto a  -420m.s.l.m.,  le visite ai luoghi della Passione, al grande Museo dell’Olocausto ci hanno calato nell’atmosfera unica di questa terra purtroppo ancora martoriata. Dodici ore al giorno di camminate, compreso quello prima della maratona ahah! Il lungo inquietante muro grigio che per centinaia di km separa i villaggi palestinesi dal resto del Paese sottolinea una realtà di separazione e di conflitto profondo. Lo abbiamo attraversato, con i consueti controlli di questo Stato militarizzato, per raggiungere a pochi minuti da Gerusalemme un’altra delle mete significative:Betlemme, con i siti della nascita. Sempre a Betlemme ci accolgono le suore italiane nell’unico ospedale pediatrico oltre il muro. Affrontano la povertà delle famiglie e le gravi malattie che falcidiano i bambini palestinesi. Visitiamo alcuni reparti e ascoltiamo storie con un certo groppo in gola, lasciando poi un contributo a nome del nostro gruppo di viaggio. Si torna, felici di aver portato le magliette del Gap lungo questa avventura.

           Paolo